Viaz Cualdenant

"L'alpinista è un uomo che conduce il proprio corpo là dove un giorno i suoi occhi hanno guardato", diceva Gaston Rèbuffat. Lungi dall'essere alpinista, ho pure anch'io la mania di vedere le cose e di volerci andare; così è stato per questa cengia evidenziata dalla freccia.

La cengia è sulla parete Est del lungo crestone che scende dal M. Crepa (1177 m); il crestone si esaurisce presso Tramonti di Sopra, nella zona della passerella, con un'ultima elevazione detta Cualdenant (colle davanti); lo stesso nome è dato a una stalla sul versante Ovest del colle che però nelle carte topografiche viene storpiato in Coltinant e Cuartinart.

Il viaz ha il suo bel tratturo di animali, ma non segni di passaggio umano. Andare ad imboccare l'inizio della cengia è affar serio!

Si segue però con estrema facilità, fino al suo termine in questo anfiteatro ben visibile da Tramonti di Sotto.

Tramonti di Sotto dall'anfiteatro.

Sulla parete una serie litologica piegata certifica la presenza di due faglie, molto vicine, di importanza regionale: quella della Val Silisia a Sud e della linea Pinedo Uccea a Nord; il complesso del M. Crepa, compreso tra queste due linee tettoniche fotografa, per così dire, le enormi forze in gioco.

Il percorso del viaz è molto panoramico sulla piana dei Tramonti.

Tramonti di Sopra.

Tramonti di Mezzo.

Lago di Tramonti. Si comprende da quassù la natura geologica di questa piana, formatasi per il riempimento di un antico lago (vedi).

Qui sopra il tracciato del viaz e del percorso da me scelto per ritornare a Tramonti di Sopra. Un bel giretto, ottimo per l'inverno, istruttivo e selvatico quanto basta. Solo con anni ed anni di esperienza, capacità superiori e massima propensione all'avventura si possono realizzare escursioni di questo tipo. Non lo dico per sbrodolarmi, ma per mettere sull'avviso chi tenta d'imitarmi, dato che in questo post le informazioni essenziali ci sono tutte e potrebbero invogliare qualche sprovveduto. Ricordo inoltre, come chiusa a questo discorso, che la frase di Gaston Rèbuffat citata all'inizio termina con un emblematico "...e ritorna."